le Piccole Parabole di San Giuseppe da Copertino

Il Nuti, uno dei primi biografi di San Giuseppe, scrive: <<Con le sue parabolette imprimeva nei cuori il desiderio di servire Dio>>. Spesso offriva spunti che gli venivano suggeriti dalle azioni dell'esperienza quotidiana. Amava conversare con tutti rivolgendosi con sempre allo stesso modo semplice e con immagini schiette su ogni argomento.

sulla Fede
Gli uomini di fede sono come grandi alberi. Anche se recisi, riproducono sempre qualche virgulto. Al contrario, chi non ha fede è un albero senza radice o una tenera pianta: viene abbattuta da ogni piccolo vento.

 

sull'Amore
Se soffia il vento, quando si apre la porta sbatte la finestra o viceversa. Così avviene nell'anima: chi apre gli occhi all'amore di Dio chiude quella dei sensi, o viceversa.

 

sui Peccati
Se la fenice si rinnova e torna a volare, si deve credere che anche l'anima che ha peccato, bruciandosi al sole di giustizia che è Gesù, si rinnovi e ritorni a volare alla vita della grazia.

Alcuni si pentono solo per paura. Sono come i corvi che diventano bianchi quando nevica, ma poi sbattono l'ali e restano neri come prima.

Quando si spiuma un uccello è facile levargli le penne grosse, ma per le piccole occorre la fiamma del fuoco. Così succede a chi serve Dio. Ci si può liberare dai peccati gravi, ma per togliere quelli di minor conto ci vuole il fuoco dell'amor di Dio.

La candela da poco spenta si riaccende subito. Così succede al peccatore che ha sbagliato ma si pente subito.

Dio ha dato all'uomo l'onore e la vergogna perché gli servano di guardia per non peccare.

È come il giuoco della mosca cieca: una percossa finché non si indovina. Non saranno sbendati gli occhi finché non si indovina che i mali provengono da Dio per i nostri peccati.

Chi vive male non muore bene. In punto di morte, per paura, ripete quello che gli si dice, ma fa come l'eco. Risuona soltanto alla voce degli altri.

 

sulle Tentazioni e le Tribolazioni
Quanta fatica per avere il grano! Per produrre buoni raccolti ci vuole molta diligenza, resistere alle varie tempeste di tentazioni e tribolazioni.

Come il pastore tira dei sassi alla pecora che si allontana dalla macchia, così Dio tira un sasso con qualche infermità o travaglio, perché senza questo il peccatore non sentirebbe il ricordo interno che tutti hanno.

Il cavallerizzo doma il cavallo con capezza e freno. Anche Dio tira la volontà dell'uomo col “capezzone” dei buoni ricordi, col freno del lume, cioè con dolori e malattie. Chi li disprezza corre alla sua rovina, perché invece di Dio vi cavalca il demonio.

Con gli stracci si fa la carta dove si scrivono le parole sante. Così fa il Signore. Quando piglia un uomo povero e travagliato, a forza di percosse e persecuzioni, lo rende bianco di coscienza, tanto che vengono i grandi a raccomandarsi.

Il lino produce fiori celesti che rallegrano l'occhio, ma poi viene carpito e pettinato per farne la tela e i corporali dove posare il Corpo di Cristo. Così chi comincia a servire Dio, viene prima allettato con dolcezze, che poi si cambiano in asprezze aridità travagli mortificazioni, ma alla fine arriva a fare una tela così bella che Gesù con le sue delizie si riposa nell'anima sua.

La natura deve servire per dar gusto a Dio e non a scusare i propri errori. Bisogna fare come il liuto: quando una corda non corrisponde, si tira il piruozzolo. Quando un umore predomina, si deve tirare il piruozzolo della mortificazione, con santo timore di Dio, finché non stia nel suo giusto tono.

Gli affetti umani sono come una catena, nelle cui anella il diavolo attacca l'uncino e tira quanto può.

L'oro si cava dalle miniere con grande fatica. Alcuni affetti santi si cavano dalle viscere dell'uomo per mezzo di varie difficoltà, finché si arriva alla perfezione della virtù.

Occorrono molte martellate per imprimere figure nelle monete. Ai suoi più cari Gesù Cristo dona la sua impronta per via di martellate di travagli e tribolazioni.

Dio vuol esser pagato con la stessa moneta che ha sborsato per noi: dolore, pene e morte. Questo avviene quando si soffre volentieri e con ringraziamento per amor di Dio.

In chi lo ama Dio permette dei difetti perché ne ricavano molto utile, come chi camminando inciampa: sbalza due passi.

 

sulle Cose del Mondo
Non si può stringere l'acqua con le mani. Così le cose del mondo: chi l'abbraccia nulla stringe.

L'amore alle cose del mondo e agli onori, grandezze, dignità sono diventate connaturali nell'uomo. È come quando si mescola l'acqua al vino. Ci vuole un gran miracolo per dividerli.

Le cose del mondo sono più grandi d'apparenza che di sostanza; rassomigliano alle onde del mare, alte come montagne, ma poi ritornano in niente.

Vedi quel legno che fa tanto fumo? Finché non esce il fumo non entra il fuoco. Bisogna levare tutti gli affetti e tutti i fumi mondani, se vuoi che entri in te il fuoco dell'amor di Dio.

Si deve fare come gli uccelli che toccano terra per prendere cibo, ma poi subito volano in alto: fermarsi poco e per necessità sulla cose terrene e poi stare in alto per lodare e benedire Dio.

I giusti del mondo sono come un uccello in mano a un fanciullo. Appena apre la mano, l'uccello se ne vola. Così viene la morte, scappa l'uccello, passano gli onori, le ricchezze e la vita.

Le lucciole fanno un certo splendore e rappresentano gli splendori della carità verso Dio e verso il prossimo. Quello che fanno i vermi non lo fanno gli uomini negligenti, che pure sanno di essere creati a immagine di Dio.

L'uomo del mondo è come una barca in mare, in continuo moto. Gli uomini si danno agli affari come se dovessero star sempre in questo mondo: fanno tele di ragno!

Gli affetti naturali sono come ami per pigliare i pesci. Il demonio li mette nel cuore di chi serve Dio e poi, quando c'è da fare qualche azione buona, li tira per deviarlo dal fare il bene.

I gusti sensuali sono come il cibo: presto diventano feci. I pensieri cattivi son come i panni: se stanno chiusi muffano e tarlano.

Il mondo è come un uovo: si vede solo di fuori, ma non si sa se è buono da mangiare. Belle e buone appaiono le cose del mondo, ma poi si tocca con mano che tutto è pieno di vanità, di malizia, di travagli.

Questo mondo è come il fumo di un'osteria: si sente solo nel passare. Le gioie del mondo si sentono solo di passaggio.

La madre divezza il figlio mettendo dell'amaro sulle mammelle. La Chiesa per divezzarci dalle vanità del carnevale ci propone l'amarezza delle Ceneri.

Gli uomini dicono: che belle cose fa la natura! E non alzano la mente a contemplare il Dio della natura. È come mettere gli occhiali per vedere gli occhiali e non per vedere le cose lontane.

 

sul Paradiso
D'inverno il pastore conduce le sue pecore tra piogge, venti e neve, ma a primavera se ne sta riposato sotto un albero. Così succede ai servi di Dio: godranno perfettamente nella primavera della vita futura.

Chi sta a terra vede piccola la croce del campanile, chi sta in alto vede le cose molto piccole a terra. Così l'uomo terreno non intende le cose del cielo. Chi sta in paradiso conosce quanto poco valore erano le cose a basso sulla terra.

 

sulle Grazie e le Virtù
Se c'è qualcosa di buono in me, è tutto per grazia speciale di Dio: se Dio non m'avesse aiutato, Dio sa che cosa sarebbe stato di me. Sono come la pietra della fonte dalla quale scaturisce l'acqua delle grazie. La fontana dà l'acqua della vena senza metterci nella del suo. L'aiuto e il soccorso vengono da Dio.

D'inverno gli alberi sono senza foglie e senza frutti. Alle volte chi serve Dio si trova senza fiori di grazia e senza frutti di virtù, ma poi arriva la primavera della divina grazia, ritornano a germogliare e ad arricchirsi di virtù.

Chi serve Dio è come una caraffa d'acqua limpida: una pagliuzza si vede subito. Se commette un minimo errore, se ne avvede e si umilia e ne chiede perdono.

Se c'è legna verde al fuoco si deve soffiare e lacrimare per il fumo prima che s'accenda. Così chi domanda le grazie a Dio: domandare, piangere e perseverare, finché Dio non concede ogni cosa insieme.

Come vediamo i fiori ma non l'odore, un frutto ma non il sapore, così di molte cose dello spirito si provano gli effetti ma non si possono vedere, né si possono ben esprimere e spiegare.

La grazia di Dio è come il sole, che risplende e colora e adorna le foglie, ma non le imbratta, non le altera, le lascia nel suo essere. Così la grazia, illumina l'uomo, lo adorna, lo fa bello e vago, ma non altera la sua natura: la perfeziona soltanto.

Quando uno comincia a servire Dio, sa di terra, cioè ha molti difetti, ma poi, con la diligenza e la grazia, tolti i difetti, può dare ad altri dell'acqua buona.

Come si fa con la gatta che sporca, Dio suol fare con alcuni suoi eletti: li lascia cadere fintanto che, illuminati dalla grazia, conoscano quella lordura e poi, come stomacati, non vi cadano più.

Mucche e pecore ruminano di notte e da questo proviene il latte. Chi sente o legge cose che riguardano la propria salute, deve attentamente ruminarle per cavarne utile e frutto.

I principi mettono sentinelle nelle piazzeforti. Se hai conquistato le virtù occorre mantenerle con diligenza, bisogna fare le sentinelle.

Tu lo spirito sei e io la tromba, ma senza il fiato tuo nulla rimbomba.

Non è possibile imitare i santi in tutto e per tutto. Nelle fabbriche si mettono le pietre grosse agli angoli, ma poi le altre sono ordinarie.

Servirsi degli occhi per conoscere le grandezze di Dio; le orecchie per sentire le lodi divine; il naso per odorare le cose odorose e lodare Dio; la bocca per dire le lodi divine, per ammaestrare gli ignoranti e prendere cibo conveniente; le mani per servire il Signore nel lavoro e non per offendere il prossimo. Così di ogni altra potenza dell'anima.

La nostra volontà è come una regina. Dio è il re, i sensi sono le damigelle. La regina non può uscire senza la licenza del re, né far qualcosa senza averglielo comunicato. Questo significa che ogni cosa che la volontà comanda, bisogna consultarla con Dio.

Come un ammalato non ha le forze proporzionate ai suoi bisogni, così un uomo senza la grazia non può fare cosa alcuna che sia grata a Dio. Come un uomo sano può adoperare le proprie forze, così l'uomo con la grazia ha forze bastevoli a far grandi cose per onore di Dio e utile del prossimo.

Chi serve Dio di cuore è come uno che sta su un'alta torre: gli uomini e gli alberi sembrano molto piccoli. Ma se guarda troppo in basso, gli può girar la testa. Se invece guarda in alto, gode la vaghezza del cielo. Così avviene a chi serve Dio con ardore: più cresce il lume, più diminuisce l'amore per la terra e aumenta il desiderio di cose celesti.

 

sull'Obbedienza
Morirei volentieri per la fede ma, perché non mi è concesso, voglio esercitarmi a rinnegare la volontà, il che è veramente un morire. L'obbedienza è un coltello che uccide la volontà dell'uomo sacrificandola a Dio: è il coltello che sacrificò Gesù Cristo fattosi obbediente fino alla morte.

Vorrei piuttosto morire che non fare l'obbedienza. Prima morire che non obbedire. L'obbedienza è la carrozza che conduce in paradiso. Per obbedienza entrerei in una fornace accesa e credo che per merito di quella ne uscirei illeso.

Sono uno straccio di cucina per pulire i piatti. Vengono i superiori e mi lodano: ecco una pulita di piatti! Vengono prelati e cardinali a lodarmi e io di nuovo soggiungo: ecco un'altra pulita di piatti. Si porta rispetto al cane per amore del padrone.

 

su Dio Padre, il Figlio e lo Spirito Santo
La divinità è come una fornace ardente, di cui si può fissare il fumo ma non la fiamma. Così l'attributo della scienza di Dio è come il fumo della fornace. La divinità di Dio non può essere capita da nessuno, ma per l'attributo della scienza divina si va intendendo Dio, cioè per mezzo di quella come il fumo della fornace.

Come il fuoco è una sola cosa e produce luce e calore, così la natura divina del Padre produce il lume della sapienza che è il Figlio, unitamente al calore del suo amore, che è lo Spirito Santo.

Il sole ha tre cose: la forma, i raggi, il calore. Il Padre è come la figura del sole, il Figlio come i raggi che provengono dal sole, lo Spirito Santo come il calore che dalla forma e dai raggi procede.

Chi ha guardato il sole, non vede più nulla; tutto gli sembra oscuro a chi ha fissato il sole.

Il Padre e il Figlio sono come due persone che discorrono di affari e arrivano ad un accordo e prendono una decisione che verrà attribuita ad ambedue. Così si può dire che avviene nelle Persone Divine. Il Padre e il Figlio fanno un medesimo pensiero e volere: questa operazione è lo Spirito Santo che opera come amore del Padre e del Figlio.

Uno pensa, poi parla e ordina e ama le cose eseguite. Così nel pensare si denota il Padre, nel parlare e coordinare si denota il Figlio, nell'eseguire lo Spirito Santo, poiché tutto è stato fatto da Dio per amore, che viene attribuito alla Persona dello Spirito specialmente.

Dio fa con gli uomini come il padre fa con i figli. Li tratta con amore, li provvede, li veste, ma se quelli diventano ingrati e disobbedienti, dopo varie ammonizioni, se li leva davanti e li lascia andare. Così fa Dio con le persone ingrate: leva loro l'abito delle virtù e le sue grazie perciò vanno alla malora.

 

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